mercoledì 25 gennaio 2012

Anche il governo Monti da disco verde all'ennesimo condono fiscale!

Ma non doveva essere il governo della lotta all'evasione fiscale!?
E invece anche il governo Monti ha dato disco verde all'ennesimo condono contenuto inizialmente nel decreto Milleproroghe scritto dal governo Berlusconi. Ma nuovamente emanato da questo governo con la stessa misura confermata!
Il sottosegretario all'economia Gianfranco Polillo si difende sostenendo che non si tratta tecnicamente di un vero condono, ma della risoluzione di contenziosi fiscali tra contribuenti e agenzia delle entrate. La differenza però è di lana caprina e l'effetto è lo stesso: gli evasori ancora una volta vedranno ridursi considerevolmente il loro debito verso l'erario, anche se la misura si applica per un periodo di tempo limitato. All'evasore basterà pagare il 30% della maggiore imposta accertata, che sale al 50% se ha già perso il primo grado di giudizio, cioè quando è già sulla soglia di essere condannato a pagare il 100% del dovuto...

E il governo incassa così anche la critica di fiscoequo.it: "il virus del condono rischia di contagiare anche il governo Monti... inoltre questa misura finirà per rendere nullo anche la gran parte del lavoro di accertamento fiscale del 2011".
Che senso ha, infatti, sbandierare i risultati delle indagini della Guardia di Finanza e degli uffici tributari se poi gli evasori vengono sistematicamente "condonati" !??
Se lo chiedono con rabbia tutti i lavoratori che pagano regolarmente le tasse.
Ora il decreto arriverà al giudizio dell'aula e alcuni partiti come il Pd promettono di dare battaglia, ma in commissione i capigruppo lo hanno votato all'unanimità: l'ipocrisia regna sovrana!



Più di 12.000 euro al mese e viaggi gratis: l'Austerity annunciata per i Deputati è una burla!

Il 30 gennaio doveva essere l'ora X, l'annunciato momento in cui i due presidenti delle Camere in maniera congiunta (e in diretta a reti unificate? ahahargh!) annunceranno i sospirati tagli ai costi della politica, ai privilegi della Casta e in particolare agli introiti dei parlamentari italiani. I più pagati del mondo!
Calderoli esulta per i tagli ai costi della politica: MA QUALI!?
Ma purtroppo la montagna sta per partorire il topolino: e se sul ritardo dei vitalizi si è scatenata la rivolta dei ricorsi, per quanto riguarda gli stipendi reali non succederà niente. Non ce ne sarà bisogno, perchè nella sostanza niente cambierà:
in pratica nella proposta che i tre deputati e i tre senatori questori stanno portando ai presidenti di Camera e Senato infatti restano del tutto intoccati sia l'Indennità che la Diaria. Resta in ballo solo la cifra destinata ai Rimborsi, 4100 euro al Senato, 3690 alla Camera.
Ma anche qui la cifra rimane immutata, quello che cambia è che resta forfettaria (cioè se la intascano senza dover dimostrare niente...) per la metà e per l'altra metà si dovrà dimostrare la spesa, in particolare col contratto ai portaborse, pardon agli "assistenti parlamentari".
A conti fatti continueranno a intascare più di 12000 euro netti al mese, più lo stipendio del portaborse che comunque in molti già effettivamente hanno!
In più le pensioni vengono agganciate a quelle degli alti burocrati come i Prefetti. Restano anche i voli gratuiti, solo verrà chiesto di usare più low cost e meno voli di linea... bontà loro!


I dieci profili degli "evasori totali": Cosa fanno, come lo fanno, come sono stati beccati!

Ecco le schede fornite dalla guardia di finanza su dieci profili tra i 7500 "evasori totali" scoperti nel 2012:

C'è il titolare dell'autosalone specialista nelle frodi IVA, il mediatore finanziario con la falsa residenza a Lugano, il taglia-pellami che teneva la contabilità coi pizzini, i costruttori che non dichiaravano l'e fatture al fisco, il pluri-imprenditore coi bilanci fantasma, il panificatore che non emetteva scontrini, la venditrice on-line di cellulari, i poveri di Cortina col Suv, il club delle caldaie, il ristoratore che distruggeva le ricevute.
Quasi tutti scoperti per un tenore di vita nettamente superiore al loro status di "nullatenenti" e, sorpresa, quasi tutti risiedenti nel centro-nord del paese...




Le Agenzie di Rating accusate di aiutare la speculazione: perquisizioni a tappeto della Guardia di Finanza!

L'accusa è di "manipolare il mercato finanziario, aggiotaggio e abuso di informazioni privilegiate" con "diffusione indebita e prematura" di pareri negativi sul debito sovrano dell'Italia e sulla tenuta del sistema bancario, o addirittura con "giudizi infondati e imprudenti"!
Stamattina la guardia di Finanza è entrata nella sede di Milano dell'agenzia di rating Fitch su mandato della Procura di Trani che apre un terzo filone di indagine dopo quelli contro Standard&Poor's e contro Moody's.
Tutto parte dalle denunce delle associazioni di consumatori e mette sotto la lente di ingrandimento diversi momenti, come il 6 maggio 2010 o il 20 e 23 maggio 2011, in cui indiscrezioni improprie a mercati aperti avevano provocato il crollo dei titoli di Stato e dei Titoli bancari italiani.
Ricordiamo che per le normative della Comunità Europea anche un giudizio fondato di negatività dev'essere comunicato 12 ore prima alle Istituzioni direttamente interessate e poi ci dev'essere riservo assoluto prima della pubblicazione.
Sul registro degli indagati finiscono gli analisti finanziari e i coordinatori delle agenzie in Italia.
Si traduce quindi in un indagine giudiziaria quello che tantissimi cittadini pensano, e cioè che le tre sorelle del Rating finanziario non siano solo degli enti tecnici, ma degli enti politici o peggio che supportino le operazioni speculative che stanno provocando tanti sacrifici alla gente comune!


L'Audio che incrimina Bertolaso per l'Aquila: omicidio plurimo colposo!!

La telefonata che mette sotto inchiesta Guido Bertolaso con l'accusa di omicidio colposo plurimo per il terremoto de l'Aquila!
La riunione della "commissione grandi rischi" dopo lo sciame sismico e prima del terribile terremoto fu tutta una farsa, una finzione a uso e consumo dei media...
Sul processo già in corso agli "esperti" della protezione civile per "mancato allarme" e per aver sottovalutato il fenomeno, cala come un masso la telefonata che coinvolge anche il loro ex potentissimo capo:









lunedì 23 gennaio 2012

Maradona a processo per evasione fiscale, ma il Pibe è l'unico a pagare. Con interessi esorbitanti

All'apparenza è la solita storia dei calciatori strapagati e straricchi che non hanno sentimento civico e magari non  pagano le tasse. E poi Diego Armando Maradona è stato per anni l'archetipo mediatico di ogni eccesso, quindi perchè non anche dell'evasione fiscale!?

Eppure nel processo per evasione fiscale ai danni dell'ex pibe de oro che si è riaperto in questi giorni davanti alla commissione tributaria di Napoli, non è tutto così scontato.
In teoria Maradona deve all'erario una cifra vicina ai 40 milioni di euro, ma di quest'annosa e antipatica vicenda è probabilmente il meno colpevole e, soprattutto, è l'unico a pagare.

Infatti negli anni '80 il Calcio Napoli faceva firmare ai calciatori due contratti, uno come calciatore appunto e uno sui diritti di immagine. Questa procedura fu ritenuta irregolare dal fisco che contestò l'evasione fiscale alla stessa Società e ai calciatori Careca, Alemao e Maradona.  Ma i primi tre soggetti fecero ricorso e furono assolti in primo e secondo grado. Invece il messo fiscale classificò Maradona come "sloggiato e irreperibile" quando non fu in grado di contattarlo in quella reggia napoletana in cui mezzo mondo lo visitava. E neanche fu interpellato il portiere dello stabile. Così questo semplice atto burocratico, come purtroppo accade anche per altri normalissimi contribuenti, privò Maradona del diritto di difesa sul caso che ebbero invece la società del Napoli, Careca e Alemao.
Poi il Pibe parti dall'Italia, girando per il mondo inseguito dai suoi anni peggiori, quando rischio seriamente di ammazzarsi con i suoi stravizi.
E non sapeva che nello stesso tempo il suo debito cresceva a interessi impressionanti: l'equivalente di oltre tremila euro al giorno, 127 euro all'ora!
Nessuna cartella esattoriale gli fu notificata per oltre dieci anni, salvo nel 2000 ad un custode del dismesso centro sportivo Paradiso (dove un tempo si allenava il Napoli...) mentre il giocatore era ormai all'estero da tempo. Così il debito è cresciuto col classico meccanismo delle cartelle pazze, ma nel caso di Maradona le proporzioni non potevano essere che mastodontiche: dal debito iniziale considerato di 8 milioni di euro si è arrivati ai 31 milioni della prima giudiziaria del 2005, ai 38 milioni di euro attuali.
Ed Equitalia polis, che alla maxi-cartella milionaria tiene eccome, ha dimostrato a più riprese la sua intraprendenza ogni qualvolta Diego Maradona mette piede in Italia: dai tre milioni di euro del compenso per la partecipazione alle trasmissioni di "Ballando sotto le stelle" che gli sono stati sequestrati nel 2005 fino addirittura agli orecchini sottrattigli durante un soggiorno a Merano nel 2009 e a spingerlo a non partecipare alla festa per i suoi 50 anni che gli era stata organizzata allo stadio San Paolo nel 2010...

Non proprio lo stesso trattamento riservato ad altre star beccate in forme di evasione fiscale più banali ed evidenti, come Valetino Rossi, Ornella Muti, Luciano Pavarotti, che hanno potuto contare su transazioni decisamente più "amichevoli". Forse la fama di bastian contrario anche stavolta non gli è giovata.

Maxi-evasione: Non pagava i contributi a 300 operai per comprarsi il figlio di Varenne!

Con lui l'evasione fiscale galoppava!
Il blitz delle fiamme gialle, insospettite da un tenore di vita enormemente superiore ai redditi dichiarati, ha scoperto una storia che ha del clamoroso:
un imprenditore padovano, titolare di una ditta di trasporti e logistica, non pagava i contributi a ben 300 operai e usava questi profitti illeciti per comprare cavalli da corsa!
Le cifre della maxi-evasione riguardavano ogni anno 2,2 milioni di euro di mancato pagamento dei contributi inps e 1,5 milioni di euro di omesso versamento IVA e ritenute Irpef.

Circa 4 milioni di euro all'anno per tre anni investiti in un'autentica scuderia di purosangue, tra cui spiccava pure il figlio di Varenne, Mustan Grif, giovanissimo e promettente puledro che ha già vinto 150.000 euro in premi e che da oggi in poi continuerà a correre... per l'erario. I suoi premi saranno infatti intascati dallo Stato.

Al momento del blitz si è scoperto che tutta la documentazione contabile dell'imprenditore, 20 metri cubi di carteggio per dieci quintali di peso (!), era stipata in due furgoni pronti alla fuga in caso di necessità e bloccati all'ultimo momento dalla guardia di finanza. L'uomo è stato denunciato per reati tributari, ma nei guai sono anche la moglie per riciclaggio e una terza persona per "utilizzo di beni di dubbia provenienza".
In pratica il denaro sottratto al fisco veniva riciclato tramite una fiduciaria svizzera e poi reinvestito in Italia in cavalli da corsa


sabato 21 gennaio 2012

"Succede solo da McDonald's..": dipendente filma un topo nei panini!

"Succede solo da McDonald's..." come dice la ben nota canzoncina pubblicitaria!?
Di certo il topo filmato nei panini imbustati di McDonald's,  mentre lascia le sue feci sui famosi Big_Mac, da un dipendente americano fa interrogare sulla qualità dei controlli e anche un pochino rabbridividre...
Ricordiamo che in Italia si prendono anche finanziamenti pubblici per aprire filiali in franchaising come un McDonald's. Dove i sindacati sono quasi inesistenti e quindi manca una capacità di controllo organizzato dei lavoratori stessi. Speriamo che almeno i controlli dei NAS (nuclei anti-sofisticazione) siano all'altezza!



giovedì 19 gennaio 2012

Blitz degli Indignati al Ministero del Tesoro: "rispettate i referendum sull'acqua pubblica!"

Blitz degli indignati che ieri mattina in una cinquantina hanno occupato per ore il cortile interno del Ministero del Tesoro con striscioni e fumogeni. Prima di essere definitivamente sgomberati dalla Guardia di Finanza. Il motivo? La rivendicazione del rispetto dei risultati referendari del giugno scorso, in cui la grande maggioranza degli italiani votò per difendere il carattere pubblico dell'acqua e che non hanno ancora avuto vera attuazione. Anzi, con l'alibi della crisi, c'è il rischio che il risultato venga ribaltato e l'acqua venga inserita nei beni da privatizzare nel cosiddetto decreto sulle liberalizzazioni.

martedì 17 gennaio 2012

Il "movimento dei Forconi" tra legittime rivendicazioni e strumentalizzazioni della destra populista

In Sicilia lo sciopero dei tir e i blocchi stradali della gente stanno fermando un'intera regione! Una protesta di quattro giorni che fa esplodere l'insoddisfazione verso le politiche di austerity, gli aumenti e i tagli governativi che mettono in ginocchio l'isola.
Molte delle rivendicazioni sono condivisibili e quindi è indiscutibile la buona fede di tantissimi partecipanti:
la rabbia verso i privilegi della Casta, la disoccupazione e la precarietà, la sensazione che l'isola e il Sud siano stati dimenticati dall'agenda del governo, gli aumenti incredibili e incontrollati della benzina che stanno mettendo in ginocchio il settore dell'auto-trasporto, la situazione disperata dell'agricoltura isolana.
A ciò aggiungete la lunga tradizione delle rivendicazioni autonomiste della Sicilia. Una tradizione che è stata talvolta strumentalizzata dai peggiori poteri, basti pensare al bandito Giuliano e alla strage di Portella della Ginestra, ma ha avuto anche espressioni autentiche e significative, in particolar modo nell'area di Siracusa (ricordate Canepa?).

E però... qualche dubbio viene  quando si legge nell'autodefinizione del movimento: "movimento di proprietari agricoli, autotrasportatori, imprenditori..." insomma non proprio il blocco sociale che ti aspetteresti nelle rivolte degli ultimi e dei ceti sociali più deboli. Che in questa situazione vengono piuttosto chiamati a dimenticare la lotta sindacale e ad "allearsi ai propri datori di lavoro" contro lo "Stato vessatore".
E qualche ulteriore dubbio viene radiografando la realtà principale che spinge questo movimento: Forza D'Urto, il cui leader Mariano Ferro (appoggiato soprattutto dal sindacato degli autotrasportatori di Giuseppe Richichi) è un uomo di destra che proviene dalle fila del discusso MPA di Lombardo.
Il movimento si definisce a-partitico, ma anche i neofascisti "celoduristi" e inpresentabili di Forza Nuova vi trovano significativa accoglienza, come dimostra la visibilità concessa nelle proteste al forzanovista  catanese Gaetano Bonanno. E Martino Morsello, altro responsabile di Forza D'Urto, sembra abbia addirittura partecipato al congresso di Forza Nuova.

Al di là del ruolo che possono ricoprire gli estremisti di destra, è assai significativo il sostegno di figure come Maurizio Zamparini, pittoresco e vulcanico presidente del Palermo Calcio, ma anche uno degli uomini più ricchi d'Italia, che con il suo "Movimento per la Gente" (sic!) è stato invitato d'onore a un incontro con Forza D'Urto e il sindacato autotrasportatori del 10 gennaio.
Una serie di indizi che accreditano la lettura per cui Forza D'Urto esprimerebbe anche il tentativo di un ceto imprenditoriale conservatore di alzare il tiro per trovare nuovi referenti ai propri interessi nella classe politica nazionale, dopo i tempi d'oro del flirt tra Lombardo e il PDL. Insomma una destra populista che cavalcherebbe la crisi e la rabbia sociale per i propri interessi.
Malgrado le possibili strumentalizzazioni sarebbe però sbagliato limitarsi a facili etichettature. La protesta che sta bloccando le strade siciliane esprime un disagio reale e sicuramente tante persone vi partecipano a partire da un'oggettiva difficoltà. Convinti della necessità di ribaltare un governo della crisi che sembra aver dimenticato la realtà delle persone in carne e ossa seguendo solo i diktat della finanza. Sarà però importante la chiarezza e la correttezza dell'informazione tra i manifestanti stessi per arginare strumentalizzazioni.


lunedì 16 gennaio 2012

Costa Concordia: le multinazionali della Movida Galleggiante





Sergio Bologna* 


Strano che nessuno si sia chiesto quale bandiera batte la “Costa Concordia”. Strano che nessuno si sia chiesto chi stava sul ponte di comando della nave al momento dell’incidente. 



Strano che nessuno abbia ricordato che ai primi di ottobre del 2011 la nave portacontainer “Rena” della MSC è andata a sbattere contro l’Astrolabe Reef in Nuova Zelanda, uno dei più preziosi paradisi marini del globo, e che da allora (sono passati tre mesi e mezzo) sputa petrolio su quelle acque incontaminate, creando il più grave disastro ecologico in quell’emisfero. Strano che nessuno ricordi come l’Italia abbia a che fare in questi incidenti, per più motivi. Costa Crociere, nata italiana come dice il nome, è controllata dal gigante americano del settore. Ma chi la gestisce? Le navi, è bene si sappia, sono di proprietà, di norma, di una holding la cui prima preoccupazione è di metterle al riparo dal fisco e dalle norme sulle tabelle d’armamento presso certi paradisi fiscali ( da cui le cosiddette “bandiere ombra” o flag of convenience). Ma sono gestite da Ship Management Societies specializzate che decidono le assunzioni di personale e lo fanno di solito in base al principio del minor costo. 

Sulla “Rena” c’erano 15 filippini su 20 uomini di equipaggio. I filippini hanno pessima fama, ma ingiustamente, da “paria” del settore sono diventati oggi tra quelli meglio preparati, perché negli anni hanno imparato che la loro vocazione era quella ed hanno investito in scuole professionali, che rilasciano i diplomi ed i certificati necessari per l’imbarco. Purtroppo oggi il mercato dei certificati falsi è fiorente, oggi i “paria” sono altri, ucraini, vietnamiti, turchi, bielorussi. 



1. Sabato c’è stata una manifestazione sul Canale della Giudecca a Venezia contro il passaggio delle grandi navi da crociera. Stava uscendo in quel momento la “MSC Magnifica”. MSC sta per Mediterranean Shipping Company ed è la creatura di un geniale italiano di Sorrento, Gianluigi Aponte, che ha trasferito le sue attività in Svizzera, a Ginevra, dove sembra abbia preso moglie con tanto di banca in dote. Ha una flotta di circa 150 navi portacontainer (è la seconda al mondo) ed una flotta sempre più consistente di navi da crociera. I suoi comandanti e, spesso, anche i suoi ufficiali, sono di Sorrento o dintorni. Anche quello della “Costa Concordia” viene da Sorrento, si legge, e con il suo comportamento ha coperto di disonore una categoria di validissimi uomini di mare. MSC è famosa nel mondo per la sua mancanza di trasparenza. Non comunica informazioni relative ai suoi traffici, in particolare sui volumi di merce trasportata, non conferma né smentisce le notizie che le pubblicazioni insidersfornano ogni giorno sulle loro costosissime newsletter. MSC si è fatta largo con una politica di prezzi assai aggressiva, al limite del dumping, possibile quando si riducono i costi al massimo e magari quando si dispone di grande liquidità (gli invidiosi o i malevoli dicono di sospetta origine).

Ma torniamo alla nave naufragata. Chi era sul ponte di comando? Il comandante e, si suppone, qualche ufficiale erano a cena con gli ospiti che si erano messi in ghingheri apposta. Che il personale fosse addestrato all’emergenza è probabile, ma per quanto riguarda il core manpower, il 10/15% del totale quindi, le centinaia di precari a bordo, che spesso parlano un paio di parole d’inglese al massimo, certo non lo erano. Chi aveva verificato il funzionamento dei verricelli delle scialuppe di salvataggio? Nessuno. La “Rena” era una nave substandard, sottoposta ad ispezioni almeno una quarantina di volte negli ultimi anni, in genere era stata fermata e rilasciata solo dopo giorni. Troppo costoso per il signor Aponte ritirarla dal servizio. Le navi da crociera invece sono recenti, dotate delle più sofisticate apparecchiature di bordo. Se causano disastri è per cause diverse da quelle destinate al cargo. E quali sono queste cause?

3. La principale è di carattere culturale, di costume si potrebbe dire. Non è tanto problema di preparazione del personale, di controllo del funzionamento delle apparecchiature, di competenza degli ufficiali, è prima di tutto la cultura della “movida” a determinare certi comportamenti irresponsabili. Una nave da crociera è un’oscena “movida” galleggiante, che, a differenza di quella che ha devastato città come Barcellona ed altre, coinvolge vecchi e bambini, donne incinta e suore, paraplegici e malati cronici, tutti ammucchiati nella spensieratezza e nello shopping, con cabine costruite per essere scomode in modo che i passeggeri vadano in giro a comperare. Gli introiti all’armatore provengono dallo shopping in egual misura che dalla tariffa di passaggio. E poi lo spirito della “movida” è quello che fa avvicinare questi mostri pericolosamente alle coste più belle, alle acque protette dei pochi e non presidiati parchi marini. Chi abita a Camogli e dintorni è ormai abituato a vedere le navi da crociera uscire dal porto di Genova e puntare diritte sul parco marino di Punta Chiappa, passandoci sfiorando le boe fatte per barche e motoscafi. Le sente lanciare l’urlo delle sirene e allora la gente del posto spiega: “I comandanti sono di Camogli ed è usanza che vengano a salutare le mogli e le mamme. Camogli viene da Ca’ delle mogli”. All’inizio ci cascavo anch’io e magari ripetevo questa sciocchezza a dei bagnanti inquieti per l’avvicinarsi del mostro, ma oggi so che non è così. Perché le grandi navi passano per il Canale della Giudecca? Per permettere ai passeggeri di scattare una foto di piazza San Marco dal bacino. E questa “esperienza” pare che valga l’intera crociera. Altrimenti perché i tour operator minaccerebbero di boicottare Venezia se le navi non passano più per il canale della Giudecca? 
4. Era troppo tardi all’Isola del Giglio per scattare le foto. La “movida” si era trasferita ai tavoli delle mense. Ma la “movida” da sola non basta a spiegare le modalità dell’accaduto. Un fattore strutturale è il cosiddetto “gigantismo” navale. Perché si costruiscono navi da 100 mila tonnellate, in grado di portare anche 6.000 persone? Per risparmiare sui costi, punto. Non è che la vacanza è più bella se a bordo si è in 6 mila invece di mille, anzi il servizio rischia di essere peggiore. Una simile nave in caso di incidente è governabile assai meno di una nave più piccola, fosse pure perfettamente esperto tutto l’equipaggio in evacuazioni d’emergenza. E’ il gigantismo in sé la pura follìa, perché innesca il circolo vizioso. Quanto più grande la nave, tanto inferiori i costi unitari per l’armatore che può offrire prezzi a portata di tutte le tasche. Tanto più basse le tariffe tanto più difficile la concorrenza da parte di navi più piccole, con costi unitari maggiori. Le barriere d’ingesso al mercato si alzano, la situazione diventa di oligopolio e magari su certi  segmenti di mercato diventa monopolio, allora le tariffe possono riprendere a crescere, ma nel frattempo è il disastro. Nelle navi portacontainer la logica è la stessa ed i danni all’ambiente sono costanti. Oggi sono in ordine ai cantieri navi da 18.000 TEU, per entrare in un porto hanno bisogno di alti fondali. Se chiedete a un Presidente di un qualunque porto italiano, che non sia Trieste, in quali attività investe le maggiori risorse, vi sentirete rispondere: scavare i fondali. Anche a Venezia è così e se non ci si ferma in tempo sarà la morte della laguna, che già è agonizzante. Con la costruzione del MOSE le bocche di porto si sono ristrette ed i conducenti dei vaporetti vi diranno che razza di velocità hanno preso le correnti in uscita ed in entrata a seconda delle maree, roba da render difficile il governo di un vaporetto. 

5. La Ship Management Society della “Rena”, la portacontaienr che sta ancora devastando il reef neozelandese, è la Costamare, con sede in Grecia. Se andate sul sito, troverete che si considera la migliore del mondo nel trattamento degli equipaggi. Possiamo anche crederle ma il problema oggi è che ci si trova ormai nello shipping in una situazione, come nella finanza, sfuggita ad ogni controllo. Per disastri di proporzioni inimmaginabili le multe pagate dalle società sono ridicole, qualche problema in più lo hanno semmai le assicurazioni, la colpa comunque è sempre dell’uomo, cioè di quel disgraziato a bordo che si è fatto magari un turno di 16 ore. Si dice che il comandante della “Rena” fosse ubriaco, forse era fatto di coca o forse il suo secondo al timone, chissà. Non esiste un’Autorità Internazionale che abbia giurisdizione sulle acque, in mare ciascuno fa il cazzo che vuole, l’International Maritime Office può fare solo raccomandazioni e le sue Direttive debbono essere ratificate dagli Stati…campa cavallo. La deregulation è totale ed è iniziata con la deregulation del lavoro. Per questo sono nate le bandiere di comodo, non tanto per pagare meno tasse ma per aggirare gli standard dell’organico di bordo, cioè delle tabelle d’armamento. Le caratteristiche fisiche e tecniche di ogni nave richiedono un organico ben definito in termini di numero e di qualifiche, di ufficiali e di crew. Gli armatori registrano la nave a Panama, alle Isole Caimane, in Liberia per poter avere la mano libera sulle caratteristiche dell’equipaggio. Nel mirino si dovrebbero tenere quindi non solo gli armatori ma le Ship Management Societies. In Italia si è trovata una via di mezzo, il cosiddetto Secondo Registro Navale, la nave rimane sotto bandiera italiana e le tasse l’armatore le paga in Italia (non è il caso qui di soffermarsi sulle agevolazioni fiscali concesse all’armamento, i sacrifici si sa debbono farli solo i lavoratori, dipendenti, precari e freelance che siano). Ma l’equipaggio può essere formato secondo pratiche che non sono molto dissimili da quelle concesse alle flag of convenience.

Non esiste salvezza dunque? Non è solo per antico operaismo, ma per una considerazione fredda ed obbiettiva che ritengo l’unica possibilità di salvezza la lotta multinazionale dei lavoratori. Purché se ne tenga conto. Nessuno ci fa caso, nelle cosiddette pubblicazioni antagoniste o di sinistra ancora non opportunista non c’è traccia di quel che accade nel mondo della portualità e dello shipping. Invece ci sono fermate, scioperi e proteste ogni giorno nel mondo, soprattutto nei porti. Forse qualcuno ricorderà che un paio d’anni fa sui giornali è venuta fuori la notizia che c’era un porto nuovo in Marocco che avrebbe stracciato tutti i concorrenti, Gioia Tauro in primo luogo. Da mesi è semiparalizzato dagli scioperi. Il problema non è quello di essere informati, ma quello di esser presenti nell’opinione pubblica con ragionamenti che spostino delle rivendicazioni dal terreno della pura sopravvivenza (di questo si tratta e non di presunti “privilegi” dei portuali) al versante della lotta per la salvezza dell’ambiente e di una civiltà del lavoro degna di questo nome.


*Sergio Bologna è autore di "Le Multinazionali del Mare" - Egea Editore - Milano 2010

Articolo pubblicato dal blog: furiacervelli.blogspot.com

I naufragi degli "altri": oltre 1600 i profughi affogati nel Canale di Sicilia quest'anno!

Ora che a naufragare siamo "noi" è più semplice ricordare che in mare si muore. Ma la tragedia della Concordia non è certo il primo naufragio di quest'anno nei nostri mari...
A centinaia, a migliaia gli immigrati affogano ogni anno nel breve tratto del canale di Sicilia. Una striscia di mare che comporterebbe ben pochi pericoli, se migliaia di profughi disperati non fossero costretti a giocarsi la pelle su barconi instabili e sovraffollati. Costretti dalla chiusura delle frontiere, dalla mancanza d'asilo, dalla miseria, dalla propaganda politica che li dipinge come "invasori" per speculare sulla paura sociale. Secondo i dati dell'Achnur sono almeno 1674 i profughi scomparsi in mare solo nel primi sei mesi del 2011, quando nel campo di Coucha la Tunisia accoglieva 300.000 rifugiati della guerra in Libia e in Italia invece l'arrivo di ventimila persone era raccontato come una "catastrofe" ingestibile...
E fa vergogna pensare che in quel momento la NATO avvistava e monitorava ogni imbarcazione in quel tratto di mare, impegnata com'era a portare la guerra in Libia!
L'ultima tragedia poche settimane fà: altri 25 morti su una carretta del mare. Vittime cui spesso non si riesce a dare nemmeno un nome...
Quante vite si sarebbero potute salvare con un cordone umanitario, o anche semplicemente raccogliendo davvero gli SOS di quelle imbarcazioni che sono rimaste alla deriva anche per settimane!!?
Perchè il ministro della Difesa non riferisce in parlamento su quello che è stato fatto e quel che invece "non" è stato fatto per salvare queste persone!? Com'è possibile che nel terzo millennio il Mediterraneo sia diventato un cimitero (almeno diecimila morti dal 1994... dati Fortress Europe)!?
La storia ci giudicherà per questo.

La tragedia della Concordia: il precedente di Costa Crociere e la gestione "spregiudicata" dei turisti

Il terribile naufragio della nave Concordia davanti alla costa dell'isola del Giglio, con il suo carico di morti, di drammi e di dolori, non è purtroppo un caso isolato per la Costa Crociere. Nel 2005 un bus di turisti italiani si ribaltò nell'isola di Madeira durante un escursione collegata a un viaggio organizzato dalla stessa società. Allora furono cinque i morti e decine  i feriti. Fatalità certo!
Eppure una certa leggerezza nello sfruttamento delle opportunità commerciali e nella gestione degli intermediari fa pensare che non sempre la sicurezza dei turisti e le condizioni di viaggio siano la prima delle priorità. Proprio in merito ai fatti di Madeira è infatti interessante riportare la testimonianza di Aldo Vincent (http://vincentnews.splinder.com), per anni gestore di una gelateria a Corfù, dove ha avuto spesso a che fare con le comitive di turisti della Costa Crociere. 
E' interessante la ricostruzione di Aldo sulla spregiudicatezza di alcuni intermediari cui vengono affidate le escursioni:
"Premetto che non so se la Costa Crociere sia al corrente della cosa, ma di fatto la faccenda si svolge in questo modo:
1- Ai turisti in arrivo nelle varie località viene offerta un'escursione sull'isola o sul luogo d'approdo.
2- I turisti CREDONO di scegliere una gita, in realtà sono loro ad ESSERE VENDUTI come un pacchetto di potenziali acquirenti da dislocare a piacimento dell'agenzia turistica del luogo.
3- Infatti la Costa Crociere ha un accordo con l'operatore turistico del luogo che si offre per un'escursione
4- In realtà l'operatore turistico manda i suoi intermediari dai commercianti del luogo CHE SI TASSANO di un tanto a negozio, ristorante, bar per avere quel giorno il gruppo di escursionisti.
5- Se la raccolta è soddisfacente, l'operatore turistico invia il pullman nella località che ha pagato questa specie di "tangente", altrimenti manda i turisti in altra amena località.
6- Praticamente è una specie di mercato del bestiame offerto a chi paga di più

Se queste sono le modalità operative forse non è troppo sorprendente che il conducente dell'autobus di Madeira fosse ubriaco o che le garanzie per gli escursionisti non siano la prima delle preoccupazioni..."

In Italia è disoccupato, negli Usa scopre il mantello dell'invisibilità!

Ritorno a Ithaca, stato di New York, Cornell University... L'Ulisse in questione si chiama Alessandro Farsi, laureato in Fisica con 110 e lode alla Cattolica di Milano, e non è partito per la guerra di Troia ma per quella che gli hanno fatto i baroni delle Università...
Precario e senza prospettive è andato negli Usa e  in soli tre anni ha partecipato a una ricerca che lascerà il suo nome nella storia: il mantello dell'invisibilità temporale, la capacità di nascondere per pochi picosecondi un evento nel mondo delle particelle elementari grazie al buco di un laser che ha prima rallentato e poi accelerato la luce rendendo l'evento invisibile al detector.
Una scoperta che potrebbe avere effetti straordinari sul futuro della comunicazione, con tecnologie iperveloci per il funzionamento dei computer o, anche, per aggirare gli allarmi dei Musei...
Alessandro ha rifiutato il dottorato in Italia, perchè la prospettiva seguente senza una forte raccomandazione era la totale incertezza professionale. "Mentre negli Usa è bastato inviare un curriculum e una lettera di auto-presentazione, non perchè sono buoni, ma perchè gli interessa mettere le mani sul futuro" aggiunge Alessandro. Un futuro, che visto dall'Italia, sembra sempre più invisibile...


martedì 3 gennaio 2012

Deputati, stipendi più alti d'Europa, ma nessuna stangata: governo non riesce a fare la media


Già il mese scorso avevamo scritto sulla truffa dell'adeguamento alla media europea degli stipendi parlamentari. Oggi vengono finalmente pubblicati i risultati della commissione governativa COMLIV: non ci sarà alcun taglio.
Sulle prime pagine di alcuni dei principali quotidiani filo-governativi di oggi, la notizia è riportata in apertura:"Parlamento, stipendi più alti d'Europa. Stangata in arrivo per gli onorevoli". 
Se la prima parte della notizia è pur vera (malgrado il principio adottato del trattamento economico onnicomprensivo tende ad sfumarla e relativizzarla), la seconda parte è pura demagogia: non ci sarà alcuna stangata in arrivo per gli onorevoli.
Non ci sarà alcun adeguamento degli stipendi parlamentari alla media europea perchè non ci sarà alcuna media europea.
L'adozione degli artificiosi criteri indicati dall'allora ministro Brunetta e la definizione del trattamento economico onnicomprensivo, rendono per la commissione impossibile il calcolo. 
Eppure anche un bambino delle scuole elementari potrebbe portare a termine questo lavoro, supportato da una semplice calcolatrice.
La commissione guidata dal presidente dell'Istat Giovannini in pratica getta la spugna: 
"Nonostante l’impegno profuso e tenendo conto della estrema delicatezza del compito ad essa  affidato, nonché  delle attese dell’opinione pubblica sui suoi risultati, la Commissione non è in condizione di effettuare il calcolo di nessuno delle medie di riferimento con l’accuratezza richiesta dalla normativa. Le tavole presentate con riferimento ai deputati e ai senatori (le uniche categorie per le quali sono finora pervenuti dati riferiti a tutti i sei paesi) bene illustrano le difficoltà di calcolare dati di qualità e sufficientemente comparabili. [...]
La Commissione considera i dati contenuti nella presente relazione del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una loro utilizzazione ai fini indicati dalla legge. 
Tenuto conto delle richieste avanzate dal Governo e dalle Presidenze della Camera e del Senato, i dati disponibili vengono messi a disposizione dell’opinione pubblica, invitando tutti gli utilizzatori a leggere attentamente le note esplicative e sconsigliando ai mezzi di comunicazione la diffusione di tali dati senza queste ultime".  
Insomma, non ditelo troppo in giro...

P.s.= Potete scaricare il testo completo della relazione della COMLIV (Commissione sul livellamento retributivo Italia-Europa)  cliccando qui

lunedì 2 gennaio 2012

stangate e sacrifici anche per i deputati: rincara il caffè alla buvette, ora costa 80 centesimi


Dal primo gennaio 2012, come annunciato in pompa magna, arrivano i sacrifici e le stangate anche per i deputati.
Da oggi al bar di Montecitorio, la celebre buvette, il caffè non costerà più la metà del prezzo medio dei bar del centro di Roma, ma....udite, udite........80 centesimi (ottanta) di euro.
Il cornetto invece arriva a 90 centesimi.
L' "aumento vertiginoso", non più sostenbile per coloro i quali guadagnano poche decine di migliaia di euro al mese,  riguarda tutti i prodotti della buvette: il tramezzino sfiora i 2,5 euro, l'arancino da 1 euro ora costa 1,30.
Fibrillazione e paura sono i sentimenti che serpeggiano tra i lavoratori della buvette: il rischio è di fare la fine dei dipendenti del ristorante del Senato, messi in mobilità e licenziati dopo gli aumenti dei prezzi del ristorante e la conseguente fuga di massa dei parlamentari dalle tavole low cost, che di pagare come ogni comune mortale proprio non ne vogliono sentir parlare.

Il Corriere della Sera: "basta elezioni politiche, meglio il sorteggio"


Il lascito del 2011? Un serbatoio di malumori e di rancori nel rapporto fra i cittadini e la politica. Una furia iconoclastica, che ha fatto precipitare al 5% la fiducia nei partiti. Faremmo male a liquidarla inarcando un sopracciglio, faremmo peggio a cavalcarla senza pronosticarne gli esiti, senza interrogarci sulle soluzioni. Perché c’è un timbro antiparlamentare, in quest’onda di sdegno collettivo; e infatti il Parlamento è la più impopolare fra le nostre istituzioni. Perché la storia si ripete: accadde già durante gli anni Venti e Trenta del Novecento, quando un’altra crisi economica mordeva alla gola i popoli europei. E perché allora l’Italia, come la Germania, se ne riparò cercando l’uomo forte. E trovandolo, ahimè.
No, non è un califfo che ci potrà salvare. Non è nemmeno un presidenzialismo in salsa sudamericana, anche se il rafforzamento dell’esecutivo s’iscrive nell’agenda delle priorità. Serve anzitutto innervare gli istituti della