sabato 31 dicembre 2011

Ecco l'ultima infornata di mogli, amici e parenti


La moglie di Giuliano Ferrara. Quella del pidiellino Martusciello. Quella del senatore Antonio D'Alì, sempre Pdl. Tutte infilate all'ultimo minuto nella Commissione per la cinematografia. Insieme a una schiera di amici e clienti vari.

Mercoledì 2 novembre il governo entra definitivamente in fibrillazione: l'Italia è stata appena esposta a uno dei più forti attacchi speculativi delle ultime settimane, Silvio Berlusconi cerca disperatamente la quadra per le misure da portare al G20 e le opposizioni salgono al Quirinale per chiedergli un passo indietro. In quelle stesse ore Galan, dalla sua stanza al secondo piano del ministero, mette la sua firma in calce al decreto con cui nomina la Commissione per la cinematografia: cinque smilze paginette coi nomi dei 18 componenti dei quattro organismi ("sottocommissioni") chiamati a giudicare di qui al 2013 sui finanziamenti pubblici a film,
cortometraggi e opere prime.

Una torta che si riduce finanziaria dopo finanziaria ma che ancora ammonta a quasi 30 milioni di euro l'anno. Un atto previsto da tempo (il parere della Conferenza Stato-Regioni è arrivato al ministero il 27 ottobre) che però, all'indomani delle dimissioni dell'esecutivo, la dice lunga sulle logiche che sono invalse nell'ultimo colpo di coda dell'ex governatore veneto.

Il primo nome che salta agli occhi è quello di Valeria Licastro Scardino, consorte del commissario Agcom Antonio Martusciello, ex deputato forzista e sottosegretario ai Beni culturali ai tempi di Giuliano Urbani e Rocco Buttiglione. La signora, a quanto filtra dal ministero, non ha grande competenza cinematografica. Probabilmente, però, il passato da segretaria romana di Confalonieri, da dirigente Fininvest e in Mondadori sono state più che sufficienti a farla scegliere da Galan per la sezione per il riconoscimento dell'interesse culturale. Quella, per intenderci, che due anni fa assegnò il bollino d'essai al cinepanettone "Natale a Beverly Hills".

Accanto a lei siederà, oltre al critico Enrico Magrelli, anche un'altra consorte d'eccezione: Antonia Postorivo, moglie del senatore Pdl Antonio D'Alì, avvocato nello studio Previti, molto amica di Niccolò Ghedini e della conterranea Iole Santelli. La Postorivo non è un nome nuovo della commissione: l'aveva infatti nominata Bondi due anni fa, ma nella commissione chiamata a giudicare su corti e opere prime. Adesso la "promozione" ai lungometraggi.

Un'altra riconferma è quella di Anselma Dell'Olio, la pasionaria moglie di Giuliano Ferrara, critica della trasmissione "Cinematografo" di Gigi Marzullo. Di "Cinematografo" è ospite fisso anche il critico Massimo Caprara ("Il Mattino"). Il suo nome ha fatto tuttavia sorgere più di una perplessità: Caprara presiede infatti la Campania Film Commission e al ministero è stato destinato alla Sezione per la promozione. Rischia di dover decidere, insomma, su finanziamenti per film ai quali ha già dato supporto a livello regionale.

A questo punto si dirà: ma possibile che si peschi da un programma tv selezionando gli invitati ma non il conduttore? No, appunto. E infatti anche Gigi Marzullo, anzi "Luigi" come si legge nel decreto ministeriale, figura nella lista. Anche lui andrà al settore Promozione, insieme al corregionario campano Carlo Puca, vicecaporedattore di 'Panorama', dove però si occupa di politica. Qualche piccolo conflitto d'interessi simile a quello di Caprara rischierà di averlo Gianvito Casadonte, indicato dalla Conferenza Stato-Regioni (in quota Calabria): è direttore artistico del Magna Grecia Film Festival, dedicato alle opere prime, e dovrà giudicare proprio su opere prime e cortometraggi. La Regione Lazio, invece, ha puntato su Alessandro Voglino, direttore generale dell'assessorato alla Cultura ma anche uomo dal lungo passato in Alleanza nazionale (fra l'altro come capo segreteria di Marzio Tremaglia).

L'associazione 100autori, che riunisce professionisti del mondo del cinema e di televisione, aveva chiesto al ministro un turn over più snello (sei mesi in carica anziché un triennio), il criterio della competenza e la trasparenza dei curricula dei prescelti. Oggi, davanti ai nomi selezionati, definisce un bene che l'invito non sia stato accolto, perché "ci sarebbe stato da vergognarsi". E così adesso Galan, dopo il braccio di ferro (che lo ha visto perdente) per imporre Giulio Malgara alla Biennale di Venezia, torna al centro delle polemiche. Ieri in un'intervista a 'La Stampa', lamentava di essere rimasto senza lavoro, non essendo neppure parlamentare. Avesse saputo prima della caduta del governo, avrebbe potuto ritagliare uno strapuntino anche lui.

Piero Fantini